lunedì 22 giugno 2015

Polemica di Umberto Eco sui social: usare internet come fonte

Le dure parole che Umberto Eco ha dedicato a internet come strumento di informazione – chiunque abbia utilizzato un social negli ultimi giorni ne è di certo a conoscenza – hanno fatto molto parlare e scrivere, sia su carta che in rete. Queste le frasi incriminate, rivolte ai giornalisti dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei Media all’Università di Torino: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Di solito venivano subito messi a tacere, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel".
Inevitabilmente, queste affermazioni hanno suscitato un ampio dibattito sulla natura stessa dell’informazione e di internet, caro a noi di Cuore e Parole, che cerchiamo di promuoverne un corretto utilizzo, dando consapevolezza ai ragazzi delle sue potenzialità e dei rischi a cui può esporli. Cerchiamo allora di raccogliere alcune riflessioni che ci aiutino ad inquadrare il problema.
La cultura contemporanea, fortemente influenzata dal pensiero anglosassone, ha promosso la convinzione che esistano dei fatti (facts) oggettivi che costituiscono, nel loro insieme, il mondo reale, ossia quell’agglomerato coerente di cose a noi esterno e in cui viviamo. All’estremo opposto, Nietzsche aveva scritto: “Non esistono fatti, ma solo interpretazioni”. Davvero lo disse? Se sì, in che opera? Il piccolo lavoro che ho dovuto fare per recuperare la fonte di questa citazione, può essere più utile di complicate teorie.
Ricordavo questa citazione famosa dai miei studi di filosofia e, volendo inserirla nel post, l’ho cercata su Google per recuperarne la fonte. Nonostante abbia consultato siti affidabili come “filosofico.net”, del filosofo Fusaro, nei risultati italiani di Google non sono riuscito ad ottenere una risposta – invano ho anche consultato un libro su Google Books. Ho dovuto allora, non senza perplessità, effettuare la stessa ricerca in lingua inglese; solo allora ho parzialmente avuto successo. L’enciclopedia filosofica dell’Università di Stanford (“plato.stanford.edu”) – una fonte molto autorevole – riportava i quaderni di Nietzsche del 1880 come fonte. Rimane l’insoddisfazione di aver trovato un solo sito, ma continuando la ricerca in inglese sono approdato a www.theperspectivesofnietzsche.com, che rimandava all’opera Nachlass, di cui ignoravo l’esistenza. Mi è venuta quindi un’idea: ritraduco la frase in questione in tedesco ed effettuo poi la ricerca. Dopo aver trovato la corretta forma della frase in tedesco, ho trovato conferme su quella fonte, scoprendo inoltre che il termine Nachlass indica le raccolte di quaderni e appunti che un autore lascia alla sua morte. Tutto torna e posso allora riportare (con maggior sicurezza) la citazione in forma completa:

“Non esistono fatti, ma solo interpretazioni” (Friedrich Nietzsche, Nachlass, KSA 12: 7[60])

Possiamo allora tornare ad Eco e capire come internet sia un potentissimo amplificatore. In quanto tale, è uno strumento nelle mani della nostra libertà. Può dare vita a forme di resistenza ai regimi autocratici così come può amplificare notizie clamorosamente false. Sta allora a ciascun utente confrontare diverse fonti (tutte a portata di clic) ed imparare con l’esperienza e la conoscenza di chi le redige a fidarsi più di alcune rispetto ad altre secondo una gerarchia mai definitiva.


Fabio I. Martinenghi

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