lunedì 6 luglio 2015

Grecia e Europa, quando a pagare il prezzo della crisi sono anche i bambini

Negli ultimi giorni si è parlato moltissimo – e legittimamente – della situazione greca, il più problematico dei paesi della UE, il cui destino sembra essere legato a quello della Unione stessa. Oggi ha vinto il “no” nel referendum relativo all'accordo coi creditori della Grecia, Varoufakis sì è dimesso ed è impossibile predire cosa accadrà ora.
Ciò che conosciamo ormai a memoria, ahimé, sono invece i drammatici livelli di disoccupazione (20,4%) e disoccupazione giovanile (56,9%) che segnano le Grecia – con un'Italia che si muove pericolosamente a distanza ravvicinata, con i rispettivi tassi al 12,3% e 43,3%.
Contribuiscono a dare un quadro più completo della situazione greca la proporzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, che è stimata al 35,7%, cioè oltre un terzo della popolazione. Il 38.1% di questi, sono bambini. Quindi, essendo la popolazione greca di 10.815.197, i bambini a rischio sarebbero circa 1.471.051, quasi un milione e mezzo.
People at risk of poverty 
or social exclusion, by age group,  2013

Tale situazione deriva specialmente dall'instabilità lavorativa dei genitori, che si interfacciano con un mercato del lavoro che registra la più alta percentuale europea di persone dalla intensità lavorativa molto bassa, che lavorano cioé molto meno di quanto potrebbero.
Un aspetto particolarmente preoccupante di questa crisi è quanto duramente abbia colpito i bambini, come stato evidenziato da fonti autorevoli quali Caritas, Unicef e Eurostat. Unicef riporta, infatti, che a partire dal 2008, anno di inizio della Grande Recessione, il numero di bambini che sono caduti sotto la soglia di povertà nei paesi più sviluppati ammonterebbe a 2.6 milioni. In Grecia l'incremento nel numero di bambini poveri è superiore al 50%. Nel 2013 un articolo del New York Times denunciava una situazione drammatica nelle scuole, riportando la testimonianza del personale di una scuola elementare ateniese, che assisteva a casi di malnutrizione almeno nel 60% degli studenti. È importante notare che, come è ormai stato consolidato dalla ricerca scientifica, la malnutrizione ha effettidevastanti sull'apprendimento presente e futuro del bambino.
Data la situazione drammatica, ci auguriamo che qualsivoglia sia l'esito di questa vicenda storicamente cruciale, questo porti ad una ripresa economica della Grecia (all'interno di una Europa più unita e democratica), la cui crisi finanziaria rischia di compromettere non solo la vita degli adulti del presente, ma anche quella degli adulti del futuro.
All’alba di una potenziale uscita della Grecia dall’Unione Europea, cosa dobbiamo raccontare ai nostri figli? Che alla sorgente della nostra civiltà occidentale, dove lo stesso nome “Europa” ha origine, viene negato un posto nella stessa? Oppure che questa crisi finanziaria è uno dei necessari passi del processo di crescita verso uno stato federale europeo, dove i Paesi più virtuosi siano da stimolo agli altri e impongano loro standard più elevati ad ogni livello, invece di soggiogarli sotto la loro egemonia economica? Noi pensiamo che quest’ultima sia la via da seguire e che i genitori di tutta Europa non vogliano un giorno spiegare ai loro figli come quel clima comunitario creato da progetti come Erasmus siano solo stati orpelli in un intricato gioco tra potenze del Vecchio Continente in declino sul panorama internazionale.
Che questa sia l’occasione di ripensare l’Unione Europea in senso più politico, così come lo spirito della Dichiarazione Schuman suggerì nel contesto post-bellico.




Fabio I. Martinenghi

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