venerdì 10 luglio 2015

Intervista al Prof. Zeni, preside milanese, su "La Buona Scuola"


Visto le accese polemiche che hanno accompagnato e accompagneranno la Buona Scuola, abbiamo chiesto che cosa ne pensasse al Prof. Zeni, da tre anni Dirigente scolastico del Liceo Statale Carlo Tenca (1500 alunni) e dell'Istituto di Istruzione Superiore Severi-Correnti (1100 studenti), e precedentemente docente di Matematica e Fisica al Liceo Classico Parini (precario per i primi 11 anni di insegnamento).


Alla luce della sua carriera da dirigente, quali sono le sue impressioni positive e negative riguardo a questa nuova legge?
In linea di principio la valuto positivamente, non perché non sia perfettibile, ma perché introduce alcuni punti di reale novità nel sistema scolastico italiano.
In primis un elemento nuovo e qualitativamente positivo è il fatto che le scuole nella loro autonomia possano selezionare i docenti (dell’organico dell’autonomia) partendo dal loro curriculum e da un colloquio, e non secondo criteri di pura graduatoria. I docenti (che vengono assunti dallo Stato e non dai presidi) sono individuati dalle scuole in armonia con il loro Piano dell'Offerta Formativa (POF) e secondo criteri che vengono pubblicamente comunicati. Questo è il punto principale ed quello su cui si scatena l'ostilità sindacale.  L’intensità della reazione dei sindacati contro questa legge  non sarebbe altrimenti comprensibile se non nella volontà di impedire che, anche limitatamente al caso dell'organico dell’autonomia, si possano introdurre metodi di individuazione dei docenti diversi dal meccanismo delle graduatorie. Le graduatorie sono il core business del sindacato, e più il sistema è articolato e complesso più esso genera un'enorme rendita di consulenze, tessere, distacchi, contenziosi e piccole e grandi ingerenze. Si vuole impedire che si introduca quella che si rivelerà essere “una buona pratica” e che inevitabilmente porterà nel tempo a mettere in discussione l’intero impianto delle graduatorie.

Il secondo elemento positivo e nuovo è l'introduzione del concetto di merito per riconoscere e premiare i docenti che esprimono la migliore professionalità, anche se avrei preferito la versione che era presente nelle prime stesure del disegno di legge. Inizialmente si era prospettato che fosse l’avanzamento di carriera del docente  ad essere incardinato sul merito e non sulla semplice anzianità di servizio come accade ora; nella legge approvata il merito viene invece introdotto mediante un bonus monetario che viene annualmente attribuito ai docenti migliori da parte del preside. 
Complessivamente, anche se ci sono aspetti che potranno essere migliorati, ciò che conta è che questi elementi di novità siano stati introdotti.  Copernico a suo tempo non è stato importante per il suo modello cosmologico  ma perché ha sdoganato la possibilità di poterne pensare un altro rispetto a quello Tolemaico. Oggi siamo in una situazione similare.
Ad ogni modo, sono sempre dell'idea che la cartina al tornasole della riforma sarà l'applicazione pratica, in cui si vedrà se quello che stiamo dicendo sarà positivo o negativo.


Appunto, secondo lei questa è una riforma giudicabile sulla carta, oppure bisognerebbe aspettare che sia in vigore? Una delle obiezioni più sensate a questa legge è infatti che rischi di favorire clientelismo e nepotismo.
Questo tipo di obiezione è facile da trasmettere al grande pubblico e magari riesce anche a suscitare indignazione, ma non vedo cosa c'entri con la riforma in discussione. Io in quanto dirigente, secondo criteri che verranno resi pubblici, individuerò coerentemente col POF i docenti, già assunti dallo Stato, e me ne assumerò la responsabilità. Ovviamente rimane un margine di discrezionalità, ma questa sarà ben individuata; se prenderò (come preside) delle scelte sbagliate, sarò io a risponderne.
E’ sempre possibile applicare un pregiudizio di sospetto ad ogni ambito decisionale, ma l’ipotesi di partenza non può essere solo quella della sfiducia e pensare unicamente a come legare le mani ai presidi piuttosto che a investire sulla loro responsabilità e sul loro operato. Anche perché una cosa che viene sempre taciuta è che ai presidi hanno già dato tutte le responsabilità. Il preside è dirigente di una piccola pubblica amministrazione e se ne occupa e ne risponde sotto tutti gli aspetti, mentre usualmente i dirigenti nelle altre pubbliche amministrazioni seguono e si occupano solamente di un singolo aspetto della loro amministrazione. È allora importante che oltre a queste responsabilità, si diano ai dirigenti scolastici anche gli strumenti per poterle esercitare e la Buona Scuola va in questa direzione.
Un'ultima specifica su questo punto. Quali sono gli incentivi – economici e non – che i presidi hanno per comportarsi in modo virtuoso invece che clientelare, come da obiezioni?
Innanzitutto la retribuzione di un dirigente è già adesso legata in parte al risultato e quando verrà introdotta la valutazione del dirigente la retribuzione potrà essere modulata in maniera differenziata a seconda del raggiungimento di alcuni obiettivi. Comunque il nostro stipendio è già articolato in questo modo ed è giusto che l’operato del dirigente sia valutato, come è giusto che siano valutati i risultati di tutto il sistema scolastico.
La scuola, come ogni sistema complesso, può sempre essere valutata e negarlo è un illusione infantile. Molti insegnanti contestano la possibilità di essere valutati ma dimenticano che quando tutti noi docenti abbiamo iniziato il nostro lavoro e siamo entrati in classe per la prima volta, ciascuno con la propria laurea e non dopo un percorso decennale di formazione alla valutazione, abbiamo subito cominciato a mettere i voti agli studenti. Nessuno si sarebbe mai sognato di obiettare: “Come ti permetti di valutare tu che non l'hai mai fatto?”.
Tutto si può valutare. La valutazione va introdotta, poi si va per via sperimentale e il sistema si migliora nel tempo.
Dal momento che parliamo di merito e valutazione, sarebbe favorevole ad allocare i fondi alle diverse scuole in base a criteri di questo tipo?
La Sua domanda va nella direzione del buono scuola, ogni allievo porta con se un buono che spende nella scuola che sceglie e se una scuola perde allievi in modo significativo, a causa della cattiva conduzione, si riducono i fondi destinati a questa.
Ma gli stipendi dei dirigenti, dei docenti e del personale sono pagati dal Ministero e non transitano sul bilancio della singola scuola. I fondi che il ministero eroga a ogni scuola invece non sono tanti e servono a provvedere al suo funzionamento. Può essere certamente valutato l'impiego efficiente di tali fondi, ma non c’è margine per modulare tali fondi in maniera differenziata.
Comunque questo è un discorso complesso e radicalmente nuovo, andrebbe trattato più ampiamente.


Un'ultima domanda, cosa ne pensa dell'introduzione del finanziamento dei privati alle scuole con tetto di 100.000 euro?
Penso che in linea di principio non ci sia niente di male nel fatto che i soggetti del territorio – perché quando si parla di aziende sembra si voglia evidenziare un aspetto negativo – possano contribuire, anche localmente, allo sviluppo di una scuola. Come sempre, il vero problema di queste cose è la trasparenza.
Se la trasparenza è garantita trovo naturale che le realtà del territorio vogliano promuovere lo sviluppo di certe competenze e capacità in coerenza col contesto economico-sociale in cui quella determinata scuola è inserita. E’ la trasparenza lo strumento che impedisce che tali fondi promuovano secondi fini.

Io spero che tutte le parti coinvolte, ora che la legge è passata, vogliano interpretarla in maniera costruttiva  perché qualsiasi testo, bello o brutto che sia, con una volontà destruens, diventa nullo. Confido che al di là delle polemiche, il mondo della scuola cerchi di utilizzare al meglio gli aspetti positivi che questa riforma porta

La ringraziamo per la sua disponibilità e il suo tempo e le auguriamo delle buone vacanze, quando arriveranno.  


Fabio I. Martinenghi

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